Roma 27 maggio, l’ennesima giornata dedicata alla difesa di noi stessi, dove ci è stato rubato il tempo della creatività.
Stamattina alle undici becco Alessandro su messenger che mi assume per andare a riprendere la laurea di Lisa. Alle due prima di uscire entro a vedere la posta e ti trovo l’emergenza:
Ho ricevuto questo sms… "Aggrediti due compagni a Lettere mentre attacchinavano! TUTTI A LETTERE IL PRIMA POSSIBILE" ..CHI PUO’ …VADA ASSOLUTAMENTE!!!
Esco alle due e dieci, con venti minuti di anticipo, salgo sull’autobus in preda al delirio, pensando "se si permettono di venire a rompere all’università con la loro violenza e ignoranza siamo alla frutta…".
Mentre attraversavo la tiburtina, costeggiando il verano leggo questo manifesto vergognoso:
Un’unica verità: le foibe; con l’aggiunta di un pinocchio con un cappello d’asino con scritto "antifascista".
Non sapevo ancora che il motivo dell’attacco fascista era in quel manifesto che al solo vederlo mi stava provocando il vomito, una rabbia muta e urlante, e la vergogna di appartenere ad una nazione dove sono possibili tali forzature storiche, e dove la gente non ha memoria.
Arrivo a lettere.
Insomma per farla corta e farla breve, ieri notte tra il 26 e il 27 un bel pò di fasci armati di spranghe e cazzi vari (che dovrebbero ficcarsi tutti su per il culo magari guarirebbero dalle loro repressione e soddisferebbero un pò di morbosi desideri repressi…) si sono fatti tutta la zona universitaria attaccando ‘sto schifo di manifesto (vergogna delle loro menti, esposizione meschina della loro ignoranza che vorrebbe incominciare a chiamarsi cultura, ma altro non è che demagogia e opportunismo politico).
Sono stati visti, armati fare quest’attacchinaggio notturno sia da compagni sia dalla polizia, quella stessa polizia che vorrebbero con la scusa della nostra sicurezza appiopparci in schiena per non farci più muovere, più pensare…
Stamattina alcuni compagni sono usciti dall’entrata di via de lollis e hanno incominciato ad hackerare quella merda attaccata ai muri. Tre macchine di fasci sono arrivate sparate, inchidando, bloccando la via, e facendo scendere dalle schifose carrozze inquinanti altrettanti rifiuti tossici umani, che sempre armati hanno incominciato a pestare i compagni, i quali a mani nude si sono dovuti difendere.
Arrivata dopo qualche minuto la polizia ha subito dato esempio del loro concetto di sicurezza, del concetto istituzionale di sicurezza. Perchè oramai in questa nazione forza nuova come la polizia è un’istituzione legalmente riconosciuta che ha un peso politico consistente, che ha potuto ottenere dopo tanti hanni di lobotomizzazione delle menti, negli schermi televisivi, negli stadi, nelle chiese, e in tutti gli spazi che dovevano essere semplicemente di aggregazione sociale.
La destra, il fascismo è rinato furbescamente dal basso; solo che i fasci che vanno in giro per le strade a differenza di noi studenti o di noi precari sono magari persino nostri colleghi ma soprattutto sono gente addestrata a massacrare altra gente, sono gente frustrata, cocainomane e bigotta che non vede l’ora di annullare il nemico.
Morale della favola, chissà grazie a quale opera dello spirito santo è stato possibile che gli aggressori sporgessero denuncia prima delle loro vittime.
Così in perfetta sintonia con il altrettanto loro revisionismo sul nostro triste passato italiano, cambiano il presente, e dopo aver pestato la gente si proclamano subito innocenti e perseguitati.
Domani (che è già oggi 28) ci sarà il processo per direttissima (al quale pare proprio risponderemo con un presidio davanti al tribunale):
imputati quattro di loro e due di noi.
Le cifre parlano chiaro sulla banalità del pensiero egemone e dell’ipocrisia della democrazia. Le forze sulla bilancia non hanno lo stesso peso, e soprattutto non hanno la stessa logica, la stessa giustizia.
Noi siamo colpiti da tutte le parti. La stampa ufficiale è contro di noi.
Ma non si aspettino la nostra resa.
Se qualche politico di sinistra è rimasto in parlamento (e non solo) che incominci a parlare (e agire) ora, che incominci a recupare il senso della sinistra o taccia per sempre ,e in tal tristissimo caso si decida ad ammettere la propria non appartenza.
Il consiglio è però che redima la sua anima o coscienza.
Da parte nostra continueremo a resistere, a definirci antifascisti. Nelle nostre singole menti, con i nostri personali corpi. Umiliati entrambi ma, non ancora deboli le menti, non ancora distrutti i corpi.