Diaria

Penso di me di essere una che non ama tenere le cose nascoste

Forse perchè so la fatica che ho fatto in passato a doverle davvero tenere nascoste, sentendo che non potevo dirle.

Così vorrei chiamarti ma poi tergiverso, e forse è perchè la persona reale che tu sei non è quella alla quale davvero vorrei dire. Vorrei dire invece all’immagine di te, donna che un tempo ho amato infinitamente e in maniera impossibile e che sa ascoltare.

Dire che ho perso la fiducia nella capacità umana di trovarsi in due. Dire che ho capito che il paese prigione dove vivo è anche quello che mi permette di essere poeta solitudine e dove invece pratico il mestiere del legame, che seppur è autonomia in moto non è pioggia di sera sdraiata sulla poltrona a bere vino aspettando che il conto si riempia per fogli bianchi poi scritti.

Performer o poeta? narro o racconto?

Per un’intera vita, per quel poco che è già passato, ho pensato che solo in due avrei avuto senso. Ed invece adesso, adesso che il vuoto di te come vuoto universale dorme accanto a me senza darmi più in omaggio brama di abbraccio, adesso penso che non esistano più storie che davvero catturino, o meglio che davvero conducano…

Questo è l’incipit della mia diaria, che come altre pagine potrebbe concludersi qui, oforse finalmente emergere e portarmi nella casa della poltrona, del camino, del vino e di amici sporadici che vengono a fare cosa?