In nome dello stato ti stupro

Alle porte dell’8 marzo arriva la notizia dell’ennesimo stupro perpetrato su una donna ad opera dello stato. Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio nella stazione dei carabinieri Roma Quadraro viene trattenuta in stato di fermo una donna. Durante la detenzione viene tratta in cella di sicurezza e stuprata da tre carabinieri e un vigile urbano con la complicità e il silenzio dei loro colleghi in divisa.

Che non sia un problema di mele marce lo dimostra il silenzio complice durato una settimana di tutto il corpo dei carabinieri, della procura che apre le indagini dopo la denuncia della donna e delle strutture sanitarie che l’ hanno accolta dopo lo stupro.

Sappiamo bene che la situazione di detenzione è già una condizione di sopraffazione dove uomini in divisa hanno il potere di controllare il tuo tempo, le tue scelte di movimento e il tuo corpo. E se sei una donna hanno finalmente la possibilità di realizzare la fantasia maschile che la cultura patriarcale in cui siamo immerse alimenta: fare del corpo delle donne quello che vogliono, piegarlo e usarlo a loro piacimento.

Questo stupro suscita tutta la nostra rabbia e conferma la nostra mancanza di fiducia in chi è investito del ruolo di garante della sicurezza e della legalità.

Come nel caso di Joy, sappiamo che lo stato si auto-assolve anche con l’aiuto complice dei giornali, che nelle ultime ore si permettono di gettare discredito sulla donna e parlano di rapporto sessuale consensuale invece che di violenza. Il fatto che si parli di presunzione di innocenza è per noi conferma della loro colpevolezza.

In solidarietà con la donna che ha vissuto tutto questo ed ha avuto la forza di reagire.

Le compagne femministe e lesbiche di Roma

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